Teoria dell’ attaccamento di Bowlby – Psicologia Torino

Teoria dell’ attaccamento di Bowlby – Psicologia Torino

Una delle teorie più importanti dell’ambito psicologico è sicuramente la teoria dell’attaccamento, formulata alla fine degli anni 60 del secolo scorso da Bowlby. L’0ggetto preso in analisi è il rapporto instaurato fra il bambino e l’adulto che si prende cura di lui.
John Bowlby, esponente dell’Università di Cambridge, non è stato il primo a trattare questo tema; già nella prima metà del 1900 erano presenti alcune posizioni in merito. Viene però considerato il padre fondatore di questa teoria perché, a differenza dei suoi colleghi, il suo lavoro si è concentrato sull’integrazione di studi sperimentali all’argomento, studi volti a scoprire il motivo intrinseco per cui il bambino e la figura di riferimento sono legati tra di loro.

La definizione del termine “attaccamento”
È necessario, innanzitutto, definire il significato di “attaccamento”. Con questo termine si intende una classe di comportamento secondo cui una persona tende a conseguire e mantenere un legame stretto con un’altra persona, ovvero la figura di attaccamento, capace di garantire sicurezza e di rispondere nei momenti di necessità. Questo comportamento che ha basi istintive è in antitesi con le posizioni comportamentistiche e con quelle psicanalitiche. La tendenza ad affidarsi a un caregiver appartiene al patrimonio biologico della specie umana ed è importante tanto quanto la nutrizione e la riproduzione.

Le teorie di riferimento
Per la sua formulazione, Bowlby ha preso spunto da altri contributi, in particolar modo dall’imprinting del medico viennese Konrad Lorenz e dagli esperimenti condotti da Harlow & Harlow sui macachi rhesus.
Il primo lavoro citato ha dimostrato che gli anatroccoli appena nati seguivano il primo oggetto in movimento come punto di ancoraggio, che fosse esso la madre, una palla o una scatola di cartone. Questa dimostrazione pone delle forti radici per un’ipotesi di legame di vicinanza indipendente dal bisogno primario di nutrimento.
A confermare questa tesi è lo studio dei due coniugi Harlow, i quali separavano le scimmie neonate dalle madri a poche ora dalla nascita, li allevavano in un contesto totalmente diverso da quello naturale, cioè in un laboratorio, e li sottoponevano a dei semplici esperimenti. Quello più significativo è stato quello delle madri artificiali: gli Harlow crearono due modelli di madre artificiale, il primo realizzato con dei panni in cotone e il secondo con un’intelaiatura metallica. Inoltre, la madre metallica era provvista di un biberon contenente del latte, la madre in cotone ne era sprovvista. Dopo aver costruito una madre morbida e una dura al tatto e dopo averle inserite entrambe nello stesso luogo, osservavano la scelta del cucciolo di macaco. I risultati furono sorprendenti: il macaco trascorreva più tempo – precisamente 18 ore – con la madre morbida priva di latte rispetto alla madre dura che invece aveva il biberon.
A questo test si aggiunge la sottomissione del macaco rhesus a uno stimolo pauroso: quando gli sperimentatori mostravano alla scimmia un pupazzo spaventoso, cercava sicurezza e conforto aggrappandosi alla  madre in tessuto. Queste evidenze hanno dimostrato come il grado di gratificazione che un essere appena nato riceve non è dato semplicemente dal nutrimento, ma dal bisogno di rassicurazione trasmesso dal contatto corporeo e hanno confermato la ricerca di un rifugio sicuro che possa assicurare protezione.

Il ruolo dell’attaccamento
Lo psichiatra inglese ha compreso l’importanza dell’attaccamento nelle relazioni tra gli esseri umani, i quali possono essere definiti come “animali sociali” per la loro tendenza a instaurare rapporti con gli altri.
Bowlby sosteneva che «il comportamento di attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba», quindi sottolinea come le esperienze infantili di attaccamento giocano un ruolo fondamentale per tutta la vita dell’essere umano che riflette anche nelle sue relazioni future.

Le fasi dell’attaccamento
Il legame di attaccamento si sviluppa attraverso quattro fasi identificate da Bowlby:

  1. Dalla nascita alle dodici settimane di vita: il neonato riconosce la propria madre dal suo odore e dalla sua voce, ma non riesce a discriminare le persone circostanti;
  2. Dal sesto al settimo mese: il bambino inizia a sviluppare dei meccanismi di discriminazione più selettivi con le persone con cui entra in contatto;
  3. Dal nono mese: si stabilizza l’attaccamento con la figura del cargiver, il bambino cerca consenso e protezione mentre inizia ad esplorare l’ambiente in cui vive;
  4. Dal terzo anno: la stabilità del comportamento relativo alla teoria in questione è mantenuta fino ai tre anni, il bambino riesce a rimanere tranquillo e a sentirsi sicuro anche in luoghi sconosciuti solo se accompagnato da figure secondarie e se ha la certezza che la figura primaria sia disponibile.

Gli stili di attaccamento nel bambino
Per indagare l’attaccamento nei bambini Bowlby si serve della Strange Situation, una situazione lontana dall’ordinarietà a cui è abituato il bambino. Si tratta di 20 minuti di osservazione durante i quali il bambino e la figura di riferimento, che sia la madre o un altro sostituto, vengono inseriti all’interno di una stanza in cui è presente un estraneo. L’esaminatore ha modo di osservare e analizzare il comportamento del bambino durante alcuni momenti salienti:

  1. Il bambino e la madre entrano nella stanza e vengono lasciati soli;
  2. Nella stanza vengono introdotti dei giocattoli con cui il bambino può interagire, eventualmente con il caregiver;
  3. Entra una persona estranea che in un primo momento rimane in disparte in silenzio e successivamente si rapporta con l’adulto accompagnatore e poi con il bambino;
  4. Il genitore esce. Il bambino rimane nella stanza con l’elemento estraneo;
  5. Il genitore rientra ed esce lo sconosciuto senza far notare la sua uscita;
  6. Il genitore lascia nuovamente la stanza in cui ormai è presente solo più il bambino;
  7. Rientra l’estraneo e consola il bambino, solo se necessario;
  8. La Strange Situation si conclude con il ritorno della figura di riferimento nella stanza.

Le tipologie di attaccamento che legano il bambino al caregiver vengono dedotte dall’osservazione del suo comportamento e delle sue reazioni in presenza e in assenza dell’adulto nel corso dello svolgimento della Strange Situation. Gli stili di attaccamento sono:

  1. Stile B – Attaccamento sicuro
    il bambino gioca con gli oggetti nella stanza, interrompe il suo gioco e mostra malessere all’uscita del genitore, cerca di richiamarne l’attenzione e trova conforto al rientro dello stesso;
  2. Stile A – Attaccamento ansioso – evitante
    in questo caso il bambino risulta essere indifferente sia alla presenza sia all’assenza della madre, perché concentrato a giocare. Mostra quindi indifferenza prima davanti alla separazione e poi nel contesto di solitudine. Quando la figura di riferimento rientra, il bambino evita il contatto;
  3. Stile C – Attaccamento ambivalente – resistente
    i bambini di questa categoria dimostrano malessere e disagio anche prima del momento della separazione, quindi sin dall’ingresso in un ambiente sconosciuto o l’entrata di una persona estranea. Quando rientra la madre, il bambino cerca di riunirsi a lei, ma non mostra segni di conforto, al contrario può esprimere rabbia o passività associati a un pianto incontrollabile;
  4. Stile D – Attaccamento disorganizzato
    questo stile nasce dalla difficoltà di classificare alcuni bambini. Si tratta di soggetti che esprimono atteggiamenti conflittuali: durante l’assenza ricercano in modo attivo la madre e piangono per richiamare la sua attenzione, ma al suo rientro la ignorano e se ne allontanano evitandola.

Il primo dei tre pattern è l’unico che fornisce una base sicura al bambino, concetto importante teorizzato da Bowlby.
Tutti i bambini delle suddette tipologie mettono in atto delle strategie adattate allo stile del cargiver di cui conoscono il comportamento in base alle loro esperienze.
I bambini del tipo B hanno esperito nei primi anni della loro vita un rapporto con una madre disponibile, sensibile e responsiva, capace di rispondere in maniera adeguata ai loro bisogni e alle loro richieste. Per quanto riguarda i bambini del secondo pattern mettono in atto dei meccanismi di difesa e di falsa autonomia: negano i loro bisogni davanti ad una figura vista come anaffettiva. Il loro sistema di attaccamento si attiva, ma non si manifesta e mantengono una optimal distance per evitare un rifiuto. Al contrario nei bambini del tipo organizzato C, il sistema di attaccamento non si disattiva mai, il soggetto ha la necessità di estremizzare i propri comportamenti davanti alla figura di riferimenti da cui è totalmente assorbito. I bambini del pattern D vengono definiti disorganizzati, perché non hanno un’organizzazione stabile nella risposta alla situazione stressante, mostrano inizialmente un disorientamento spaziale e in seguito un freezing immobilizzandosi in presenza della figura irrisolta.

Le tipologie di attaccamento nel caregiver
Non è sufficiente osservare solo il comportamento del bambino, è necessario analizzare la figura affettiva per verificare l’esistenza di una correlazione tra il comportamento di attaccamento del bambino e il sistema di accudimento del caregiver. Il sistema di accudimento si attiva quando ci si trova davanti a un soggetto che prova sofferenza o ha bisogno di protezione e cure.
Per studiare l’interazione tra i due sistemi, bisogna concentrarsi sul genitore o su chiunque sia la persona di riferimento. In questo caso entra in gioco un’altra esperienza sperimentale, la Adult Attachment Interview, un’intervista semi strutturata con cui si indaga l’attaccamento dell’adulto, al quale vengono poste domande in merito alla propria relazione da bambino con la figura del caregiver. L’adulto è chiamato quindi a riflettere sulle proprie esperienze infantili e su alcuni momenti della sua vita. L’intervista misura la quantità, la qualità e il modo in cui la persona affronta gli argomenti; vengono particolarmente prese in considerazione le proprietà formali del discorso, come pause, lapsus e coerenza tra le parti raccontate.

Dall’intervista si possono individuare quattro tipi di figura di riferimento:

  1. La figura relativa al pattern B, quindi al bambino sicuro, può essere definita con il termine free, perché è in grado di esplorare liberamente con la memoria le esperienze della propria vita ed ha un facile accesso ai propri ricordi relativi alle relazioni con i genitori. Inoltre, permette al bambino un’esplorazione progressiva e rimane accessibile, garantendogli la sua presenza;
  2. Il caregiver del bambino con un attaccamento ansioso – evitante è un adulto dismissing, quindi ha la tendenza ad allontanarsi e ha un atteggiamento anaffettivo, infatti le richieste da parte del bambino vengono vissute come un fastidio;
  3. I bambini ambivalenti – resistenti sono associati ad un caregiver che è entangled, ancora molto coinvolto nelle esperienze passate che racconta con forti quote di rabbia o passività;
  4. La figura dello stile relativo all’attaccamento disorganizzato è unresolved, è una persona ancora impegnata nell’elaborazione di un trauma infantile.

 



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