DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’

Chi ne soffre tende ad evitare in modo assoluto le situazioni sociali per la paura dei giudizi negativi degli altri, presentando quindi una marcata timidezza ed ipersensibilità. Tali individui fin da bambini, pur non volendolo, conducono una vita isolata perché temono di essere rifiutati e di mostrare agli occhi altrui la loro supposta inadeguatezza.

Temono di parlare in pubblico e di fare richieste, anche banali, agli altri. Possono condurre una vita abbastanza tranquilla purché siano circondati da un ambiente protettivo, altrimenti subentrano ansia e depressione e possono sviluppare disturbi fobici.

Interventi

Una questione chiave nel trattamento di tale disturbo consiste nella capacità del terapeuta di riuscire a guadagnare e mantenere la fiducia di questo paziente. Successivamente il terapeuta lavora per portare nel paziente la consapevolezza che le credenze sulla propria personalità sono esageratamente negative. Imparando ad identificare i suoi stati interni e la sua sofferenza emotiva e a condividerla, il paziente diminuisce il sentimento di estraneità con gli altri e cessa di alimentare il distacco interpersonale.

Condividere i suoi stati permetterà alla persona di migliorare la comunicazione con il mondo esterno agevolando il contatto e la comprensione. Tutti gli interventi terapeutici saranno possibili però solo quando il paziente riconoscerà i propri stati interni e la loro relazione con contesti e situazioni relazionali, ossia quand’egli sarà in grado di collegare i propri stati alle variabili situazionali e relazionali. E’ necessario quindi sollecitare le capacità di identificazione, il senso di appartenenza e modulare la sensazione di estraneità che il paziente può sperimentare nella relazione terapeutica.

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