Infanzia: Sonno e Addormentamento

Infanzia: Sonno e Addormentamento

Molti genitori si trovano a dover affrontare la difficoltà di accompagnare i figli nella delicata fase dell’addormentamento, soprattutto nei primi anni di vita (tra i 2 e 6 anni). Le statistiche epidemiologiche attestano che i disturbi del sonno (insonniadissonnie e parasonnie) sono presenti in circa il 20-30% dei bambini nei primi 2 anni e si riducono al 15% dopo i 3 anni. Nell’80% dei casi essi non sono di natura organica ma dipendono da fattori psico-fisiologici, principalmente legati all’organizzazione della giornata, alla molteplicità degli stimoli ambientali e alle abitudini educative fornite dai genitori.

Il sonno è un fenomeno fisiologico che riveste funzioni fondamentali per l’adeguato sviluppo dell’individuo, infatti è il momento in cui viene prodotto l’ormone della crescita, in cui il binomio mente-corpo trova ristoro dalle fatiche quotidiane, in cui il bambino può riorganizzare le competenze acquisite durante la veglia. Dormire poco e male può anche provocare problematiche comportamentali (disattenzione e iperattività) e cognitive (difficoltà di apprendimento e memoria).

Per favorire il sonno è d’uopo proporre al bambino un’abitudine “esclusiva” dedicata alla “nanna” che lo aiuti a sentirsi contenuto, strutturargli una routine serale fatta di gestualità ripetitive e regolari (es: mantenere orari fissi, identificare il proprio lettino e stanza come il luogo del dormire) riducendo man mano gli stimoli in modo da creargli un ambiente tranquillo e rilassante. I rituali di separazione (lavarsi i denti, mettersi in pigiama, leggere una fiaba, bacio della buonanotte, ecc.) sono un buon accompagnamento al momento dell’addormentamento perché permettono al bimbo di essere introdotto per gradi alla fase del sonno, di avere il tempo necessario per predisporsi mentalmente alla fase della separazione dai genitori senza sentirsi abbandonato. Su questo orologio comportamentale, che funge come una traccia ritmica da seguire, il bimbo tende a strutturare il suo scandire biologico ed apprende, nel tempo, a gestire autonomamente questo momento. Nel contempo è necessario che i genitori trasmettano sicurezza e calma, che siano rassicuranti poiché i bambini vivono di riflesso le emozioni che percepiscono da parte di chi li accudisce, e ciò può compromettere il loro sonno.

Con il tempo il sonno diventa anche un modo per abituare il bambino ad aderire alle regole stimolando la sua capacità di adattamento all’ambiente sociale, un modo per educarlo al rispetto dei limiti oltre che un mezzo per indurlo ad appropriarsi di un suo spazio (la sua camera) di autonomia ed autogestione.

Solo in alcune circostanze le difficoltà di addormentamento del bimbo devono essere portate all’attenzione di un clinico e richiedono un’indagine psicoterapeutica approfondita delle dinamiche relazionali familiari, soprattutto quella della coppia madre-bambino. Infatti, in virtù del legame simbiotico che li unisce, la madre involontariamente può riflettere le sue difficoltà personali (stati depressivi, angosce, senso di incapacità, senso di fallimento, mancanza di supporto ecc.) sul figlio.



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