Effetto placebo

Effetto placebo

Quando in medicina si parla di placebo, si intende una terapia sotto forma di pillole o liquidi privi di qualsiasi principio farmacologico e chimico attivo. Il placebo, termine derivante dal latino placēre, è un trattamento conosciuto dall’uomo fin dal Settecento nel campo delle scienze naturali.
Dalla somministrazione di questa sostanza neutra deriva il cosiddetto effetto placebo, ossia dei notevoli miglioramenti sia a livello fisico sia a livello psicologico avvenuti in un individuo grazie alle aspettative e all’atteggiamento positivo che il paziente mostra verso la terapia.
In sostanza, tale effetto si verifica nei casi in cui una persona mantiene una posizione positiva nei confronti del farmaco da assumere ed è propenso a guarire. A giocare un ruolo fondamentale in questo processo è anche il medico, il quale favorisce la guarigione se ha un approccio empatico con il paziente in cura, accogliendo qualsiasi dubbio o domande e ascoltando i timori in merito alla propria situazione.
Se un paziente crede nell’efficacia di un trattamento, noterà anche i più piccoli progressi e si concentrerà solo su questi, tralasciando ogni possibile minimo segnale negativo. Quindi l’autosuggestione aiuta ad implementare il grado di fiducia e la qualità delle aspettative rispetto ai benefici che si possono trarre dalla terapia placebo. Inoltre, questo effetto crea dei precedenti: se un farmaco assunto già in passato, nonostante sia neutro, ha garantito buoni risultati ad un paziente, quest’ultimo avrà registrato nella propria memoria esperienziale che il trattamento è efficace e, dunque, funzionerà anche in futuro.
Sono numerosi i test condotti durante gli anni, ma non è ancora stato definito in maniera esatta ciò che succede quando l’effetto si manifesta. Le tre teorie più attendibili e diffuse nella comunità scientifica sono:

  1. Il riflesso condizionato
    Conosciuto anche con il nome di riflesso pavloviano, da colui che elaborò la teoria nel primo Novecento, il riflesso condizionato è incentrato sulle esperienze pregresse con la terapia e il medico di riferimento. I risultati positivi ottenuti permettono la creazione di un’attitudine ottimista nei confronti di un’altra situazione simile alla precedente;
  2. Il modello basato sull’aspettativa
    Secondo questa ipotesi, i pensieri e gli atteggiamenti influenzano notevolmente lo stato mentale e di salute di una persona, agendo anche a livello biochimico, attivando una risposta ormonale, immunitaria e ormonale.
  3. Il modello oppioide
    Questo modello dimostra che il responsabile dell’effetto placebo è da trovare nel rilascio delle endorfine. Infatti, quando il soggetto assume il trattamento inerte vengono attivate le aree del cervello che solitamente riguardano l’attività oppioide.

Inizialmente, queste tre teorie venivano prese in considerazione come alternative le une alle altre, oggi però sono da considerare come elementi complementari e compresenti.
In stretta correlazione con il placebo, è l’effetto nocebo, il quale si basa su una debole o una totale mancanza di fiducia per i medicinali e i medici. Il mancato miglioramento della condizione del paziente è dovuto agli effetti negativi causati dalle pratiche terapeutiche. Le cause scatenanti del nocebo, sono da individuare negli opposti delle cause dell’effetto placebo, perciò il nocebo si manifesta nel momento in cui il paziente non mantiene un atteggiamento positivo e il rapporto medico-paziente non è così solido, probabilmente perché il focus della comunicazione dello specialista è concentrato sulle controindicazioni e sugli effetti collaterali.



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