Mondo Liquido

Mondo Liquido

Da sempre l’uomo aspira ad eternarsi, a fare qualcosa di perpetuo che possa sfidare il tempo e permanga immutato rispondendo al suo bisogno di stabilità. Ora ciò sembra lasciare il posto ad una nuova forma di eredità da consegnare alle future generazioni fatta di incertezze, superficialità, fretta spesso a-finalistica. Infatti questa società, in cui i protagonisti da produttori sono diventati dei semplici consumatori, è diventata fluida (Z. Bauman, “Futuro liquido. Società, uomo, politica e filosofia” Albo Versorio, Milano, 2014), evanescente, effimera. Un mondo senza punti fissi e senza riferimenti è un mondo privato della sua identità (essa infatti ha bisogno di persistenza nel tempo) orfano di una forma in cui riconoscersi. Un mondo così vacuo rischia di essere un mondo nel quale le nuove generazioni non si impegneranno a costruire poiché tutto perde immediatamente di valore, è destinato a deperire in fretta, ad essere sostituito, dimenticato e rottamato.

 

Tutto passa, nulla resta in modo permanente poiché l’uomo non è una creatura “definitiva”: tuttavia non lasciare alcuna traccia di un’epoca storica equivale a non essere esistiti impoverendo così anche le future generazioni di un’esperienza. Il mondo moderno, assorto nel consumismo immediato, non desidera pensare al domani perché è tutto assorbito dall’oggi inteso come unica dimensione possibile. Gli uomini moderni “rompono” con il passato rischiando però di non costruire nulla da lasciate al vaglio della critica dei posteri. Dopo aver messo in dubbio i valori statuari, quasi “assoluti” costruiti dagli uomini del passato, ora infatti non resta più nulla su cui creare fondamenta se non un relativismo così poco consistente e cangiante da risultare un terreno alquanto franoso. Nasceranno uomini senza memoria storica, uomini dalle radici aeree.

Nel mondo dove la tecnologia assume le connotazioni di una forma religiosa avanguardistica capace di superare ogni limite e fornire ogni risposta, pochi sembrano accorgersi che, nonostante la grande adattabilità comportamentale che l’uomo ha, egli non è altrettanto plastico e trasformabile dal punto di vista psicologico ed emotivo infatti in noi vive ancora l’homo primitivo con le sue paure e fragilità e col suo bisogno di essere rassicurato. Invece la rapidità e la velocità del mondo moderno, che generano precarietà, instabilità ed ansia, certo non sono elementi in linea con i bisogni più emotivi e profondi dell’uomo. Tutto diventa relativo, temporaneo, sostituibile, mai certo. “L’emozione fatica a diventare sentimento, a perdurare e strutturarsi in una forma duratura… è difficile stare in equilibrio quando si procede velocemente, è impossibile fare progetti a lungo termine” (Gramellini, “Il cuore breve”, La Stampa, 15 maggio 2014) mentre l’uomo ha sempre ricercato certezze su cui appoggiarsi, riferimenti stabili e sicuri, elementi fermi ed inamovibili, risposte chiare (che ha ricercato sia nella religione prima che nella scienza dopo).



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