Mal di Scuola

Mal di Scuola

Andare a scuola, apprendere, studiare, fare i compiti possono essere situazioni gravose per alcuni bambini ed adolescenti. L’attività scolastica comporta un vasto ventaglio di richieste rivolte allo studente come rispettare le regole, stare in un gruppo, sviluppare nuove competenze, darsi obiettivi da centrare, rispettare scadenze, sottoporsi a momenti di valutazione, rischiare situazioni di insuccesso e fallimento.

La conoscenza implica l’accettazione del cambiamento, l’apertura al nuovo, la tolleranza della precarietà ed anche lo sperimentare un senso di inadeguatezza. La scuola poi richiede pure prestazioni, autonomia, scelte. Davanti a tale complessità e molteplicità di richieste può accadere che i ragazzi lascino emergere le loro fragilità con comportamenti e sintomi diversificati. Infatti il mal di scuola può essere un disagio molto profondo, che si manifesta non solo in un’avversione verso la scuola, ma anche nel suo opposto. Ne possono soffrire anche i ragazzi che si buttano a capofitto sui libri passando le giornate a studiare, o quelli che si avvicinano al bullismo, subito e praticato, o quelli che manifestano un mutismo selettivo a scuola chiudendosi dietro un muro impenetrabile proprio perché il “mal di scuola” è una realtà variegata che racchiude molti comportamenti disfunzionali e colpisce 2 milioni di alunni tra i 6 ed i 18 anni di età. Tale disagio si manifesta soprattutto all’inizio dell’anno scolastico ed in particolare in concomitanza con il cambiamento dei cicli scolastici.

Normalmente il mal di scuola si assorbe con l’adattamento del bambino al sistema scolastico, però uno stress ripetuto e consolidato nel tempo può aprire la strada alla comparsa di sintomi fisici perché il bambino non sempre possiede la capacità di gestire da solo e con le sue sole risorse individuali la responsabilità, la fatica e lo “stress” legato alla pratica scolastica. Vi sono infatti fanciulli alquanto sensibili che possono somatizzare il loro disagio attraverso sintomatologie come mal di pancia, mal di testa intermittente, nausea, apatia, inappetenza, insonnia, scarsa stima di sè, attacchi di pianto, difficoltà a relazionarsi coi compagni, disattenzione, irrequietezza, tristezza, sensazione di essere incompresi o perseguitati dagli insegnanti, che minano la serenità e la resa scolastica, poiché non consentono a questi bambini di sfruttare adeguatamente le loro capacità cognitive, relazionali e di apprendimento.

Gli stati emotivi che accompagnano i ragazzi con il “mal di scuola” e le loro manifestazioni possono essere molti e differenti: apatia, fatica a condividere un contesto allargato, isolamento sociale, rifiuto scolastico, esplosioni di rabbia e scontrosità, tono dell’umore deflesso, bassa autostima, stati di ansia. I ragazzi possono addirittura sentirsi alienati dal mondo, isolarsi dai contatti sociali per ritirarsi in una dimensione irreale, fantastica, chiudendosi nella rete dei social network. A volte, davanti a situazioni molto stressanti, tali ragazzi possono rispondere alla frustrazione che provano o alle difficoltà che incontrano con esplosioni di collera e comportamenti rabbiosi e distruttivi per scaricare la loro aggressività senza filtri. Ciò li fa collezionare note, sospensioni, bocciature e l’etichetta di cattivi studenti (A. Di Lauro, “Ho mal di scuola!”, Armando Editore, Collana Testimonianze, 2012 e A. Maggiolini, “Mal di scuola. Ragioni affettive dell’insuccesso scolastico”, Ed. Unicopli, 1994).

Il mal di scuola va affrontato non appena i genitori ravvedono i primi segnali che il loro bambino o teenager ha cambiato atteggiamento verso la scuola e tutto ciò che le è collegato. Stati d’ansia, esplosioni di rabbia, isolamento ed apatia sono un importante campanello di allarme perché segnalano uno sviluppo che fatica a procedere in modo adeguato. Talvolta non è facile per un figlio aprirsi con i genitori ma se il disagio è profondo è necessario rivolgersi ad uno specialista che sappia dedicargli uno spazio di ascolto esclusivo e trovare la via per giungere al cuore del problema ed aiutarlo a liberarsi dai suoi fantasmi (senso di inadeguatezza, timidezza, paura di atti di bullismo o vulnerabilità psicologica) verbalizzando i suoi problemi.

Anche i genitori spesso vanno in crisi non sapendo come gestire i loro figli e provando emozioni come rabbia, paura, vergogna, senso di inadeguatezza oppure oscillando tra l’assecondare e lo spronare, tra l’accondiscendenza e le minacce.  Per essere di aiuto ai figli essi devono non interrompere il dialogo con la scuola, saper stabilire con loro una relazione significativa ed esclusiva, essere aperti alla comprensione e mettere il pensiero dove i ragazzi non ne sono in grado da soli. Per fare questo e non restare sopraffatti dall’ondata emotiva è necessario che essi si facciano supportare da esperti che li aiutino a relazionarsi meglio coi loro figli.



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