DISTURBI PSICOSOMATICI

IPOCONDRIA

Sintomi di tipo somatico che vengono interpretati come segni di una grave malattia spesso non riscontrata da accertamenti medici.

DISTURBO ALGICO

Dolore cronico o recidivo in uno o più distretti corporei senza diagnosi mediche obiettive.

DISTURBO DI SOMATIZZAZIONE

Sintomi dolorosi, gastro-intestinali, pseudo-neurologici, sessuali,etc, non giustifcabili da accertamenti medici ed esami obiettivi.

DISTURBO SOMATOFORME INDIFFERENZIATO

Costanti lamentele fisiche come stanchezza cronica, perdita di appetito, problemi urinari.

DISTURBO DA DISMORFISMO CORPOREO

Eccessiva focalizzazione su un difetto fisico che impedisce il normale svolgimento delle attività di vita personali, sociali, relazionali.

DISTURBO DI CONVERSIONE

Sintomi o deficit inerenti funzioni motorie volontarie o sensitive in assenza di una condizione neurologica obiettiva come difficoltà di deglutizione (o bolo isterico), sintomi pseudo-epilettici, paralisi psicogene, cecità psicogena, ecc..

Interventi

L’obiettivo immediato dell’intervento psicologico è eliminare i sintomi non funzionali per fare in modo che il paziente riesca a vivere la propria vita con maggiore efficienza in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.

L’intervento sarà orientato alla sostituzione dei desideri disfunzionali con quelli funzionali che permettano un’adeguata soddisfazione dei bisogni fondamentali della persona.

Nella cura di tali patologie è fondamentale che il paziente riconosca che il suo sintomo lo difende dal “vero” problema che ha suscitato in lui emozioni spesso eccessivamente dolorose da poter essere riconosciute ed accettate. E’ quindi necessario che egli ricontatti i contenuti psichici inaccettabili all’interno dello spazio di sicurezza e fiducia del setting terapeutico: qui egli può tornare all’esperienza originaria, ricontattare le cause profonde del suo disagio affinché tutto il carico emotivo rimosso venga riscoperto e possa trovare adeguata espressione. La difficoltà iniziale del trattamento spesso consiste nello scontrarsi con le resistenze del paziente (scarsa compliance) che denuncia un disturbo “organico” e sembra non intuire che questo possa essere dovuto a complessi processi psicologici, oltre che alla sua resistenza a cambiare le risposte apprese da parte del suo organismo. E’ importante anche scardinare i vantaggi secondari che tali pazienti ottengono dalla loro patologia spingendoli a riassumersi la responsabilità delle loro decisioni e condotte.

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